A cura di Samorindo Peci 

Una macchina meravigliosa, ma anche molto complessa. Lo è tutto il nostro organismo ma ancora di più il nostro sistema nervoso. Lo studio da anni, osservo, esamino, analizzo, controllo, verifico e a volte capovolgo tutto e ricomincio. Diversi anni fa, più o meno con questa metodologia, ho messo a punto insieme alla mia squadra di ricerca il NeuroTest, un test neurologico basato sulla raccolta di “sintomi”. (La pubblicazione si trova qui https://ecronicon.com/ecne/ECNE-12-00821.php). 

In cosa consiste? Il paziente con l’aiuto del medico, inserisce in una tabella i sintomi che percepisce, un atto semplice tutto sommato dunque, eppure enormemente prezioso per lo specialista che sa leggere i dati, per valutare sia l’andamento della malattia che l’atto terapeutico. Prezioso, quindi, se non imprescindibile, per scegliere le strade terapeutiche da seguire. Questo, a patto però di avere una approfondita conoscenza del sistema nervoso, in particolare del sistema simpatico e parasimpatico, e del ruolo che hanno i farmaci su questo. 

Ma andiamo con ordine. Il nostro sistema nervoso è un insieme di cellule e fibre con il compito di innervare organi interni e ghiandole, causando diverse risposte nel corpo al di fuori del controllo volontario. In medicina si divide in sistema Simpatico e sistema Parasimpatico: il primo ha funzioni stimolanti, eccitanti, prepara l’organismo ad affrontare il pericolo; il secondo, invece, funzioni opposte predisponendo l’organismo a una situazione di riposo.  

L’attivazione dell’uno o dell’altro produce segni clinici differenti nel corpo.  
Quando prevale il sistema simpatico i più tipici sono: pressione alta, mani e piedi freddi (per il restringimento dei vasi sanguigni periferici), scarso appetito, difficoltà digestive e metaboliche.  
La fase in cui prevale il sistema parasimpatico, detta vagotonica, si caratterizza con dilatazione dei vasi sanguigni periferici (mani e piedi caldi), abbassamento della pressione sanguigna, molto appetito e buon funzionamento del tratto digerente e del metabolismo. Questi “segni clinici”, come si diceva, sono fondamentali per valutare una condizione patologica.  

In presenza di una malattia l’organismo, per natura, tenta sempre una riparazione, attraverso il suo comando del cervello. La risoluzione di un conflitto può instaurarsi in modo naturale oppure no, per diverse ragioni: ad esempio perché vengono male interpretati i sintomi (e di conseguenza si fa una terapia sbagliata), oppure perché si sono esaurite le risorse per la riparazione, come nel caso in cui una malattia si è cronicizzata facendo esaurire le risorse, oppure nel caso in cui queste, si siano esaurite naturalmente, con l’avanzare dell’età. La risoluzione, per fortuna, può dover essere determinata dal medico, ma sta a lui capire quando è il momento opportuno per intervenire e come. Ecco qui che interviene il Neurotest. 
Il monitoraggio di questi aspetti clinici è utile perché sappiamo che lo sviluppo della malattia procede per fasi: la prima è quella simpaticotonica che presenta i sintomi tipici detti per predisporre l’individuo a far fronte al conflitto con le risorse necessarie attivando le risposte neuroendocrine. La seconda invece è la fase vagale, la parte più delicata nell’elaborazione di un vero e proprio protocollo di approccio terapeutico. 

Quando abbiamo una reazione forte, insieme a questa è dunque naturale che si mettano in gioco tutta una serie di fattori immunologici, ormonali, legati al sistema nervoso. Sono i sintomi di queste reazioni che devono essere interpretati per la risoluzione del conflitto, ma è difficile farlo se non si ha un punto di riferimento su cui collocarli: ecco perché il NeuroTest prevede una tabella di riferimento.   

Si diceva che il paziente deve inserire con l’aiuto del medico i sintomi che percepisce in una tabella specifica. Il Neurotest ne prevede tre. Ad ogni sintomo viene attribuito un numero, in caso di simpaticotonia positivo, in caso di vagotonia, negativo. In un giorno prestabilito, alla fine della giornata e precisamente in un orario compreso tra le 16.00 e le 18.00, si indicheranno su un foglio i sintomi percepiti e attribuendo ad essi dei numeri si potrà ricavare un grafico che permette di studiare l’andamento del sistema neurologico in chiave giornaliera, settimanale, mensile di una persona. Attenzione, l’esame prende in esame esclusivamente i cosiddetti sintomi reali: cioè, se ad esempio il paziente soffre di stipsi a causa di un’alimentazione sbagliata o se ha bruciore agli occhi dopo aver passato una giornata intera davanti al computer, questi due sintomi non vanno segnalati perché non rilevante ai fini del NeuroTest. 

Il NeuroTest non soltanto, quindi, permette di rilevare i sintomi avvertiti dal paziente e associarli a segni clinici come manifestazione di una fase simpaticotonica o vagotonica, ma anche e soprattutto di anticipare la fase successiva e quindi di agire su di essa. Il punto focale è l’anticipazione della fase successiva della malattia per poter intervenire su quella in maniera precoce. 
Il monitoraggio dei sintomi clinici dei pazienti attraverso Neurotest apre nuovi orizzonti per la cura delle patologie, indirizzando medici e operatori sanitari verso un trattamento più appropriato nel pieno rispetto dei pazienti. (Per approfondimenti riguarda anche il webinar).  

Consulta il Poster

Categories:

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *