“Pensavo fosse Alzheimer… invece era altro”. Se fosse un film si potrebbe intitolare così, ricordando Troisi. La storia, certo, fa molto meno ridere: sarebbe la storia (attualissima) di chi riceve una diagnosi di Alzheimer pur non trattandosi di Alzheimer. Succede. E più spesso di quanto si pensi. 

La malattia è subdola, tanto è vero che dentro e fuori la Rete è tutto un proliferare di specchietti riassuntivi su come riconoscere i famosi primi “campanelli d’allarme”.
Piccole dimenticanze, oppure i primi passi della malattia che incombe? 

Normali sbadataggini, stress, stanchezza oppure l’inizio del processo neurodegenerativo?

Non è raro sentire dire dai familiari: “Ma lui è stato sempre uno di quelli che “dimenticano le chiavi!”. 

Il confine è sottile, lo sappiamo. 


Le Neuroscienze® hanno- fortunatamente- ormai tutti gli strumenti per permettere di fare diagnosi corrette. Ma di fatto non sempre si fanno. 

Ora, procedendo per passi, innanzitutto chiariamo: la demenza è un termine generico utilizzato per descrivere un declino delle facoltà cognitive grave abbastanza da interferire con la vita quotidiana. La perdita di memoria è un esempio di questo declino. La malattia di Alzheimer è la più comune tipologia di demenza, ma non è la sola. 

Demenza frontotemporale, Demenza a corpi di Lewy o ad esempio avete mai sentito parlare di demenza alcolica?


Se alcune, come quelle appena citate, hanno sintomi e storie che difficilmente inducono ad errore, diverso è il discorso della demenza vascolare che è, come dire, il terreno più “scivoloso” in materia di diagnosi.
Stessi sintomi, simili segni clinici.

In entrambi i casi, abbiamo decadimento cognitivo con perdita delle più importanti sue funzioni come la memoria, l’attenzione, un deterioramento generale delle principali funzioni esecutive (alla pianificazione del movimento, al controllo della sua progettazione, tendenza a vagabondare). Il pensiero è lento e confuso, il linguaggio alterato, e poi lentezza e confusione generale, sia fisica che mentale. 

In poche parole le origini patogenetiche sono diverse, ma il risultato “troppo simile”. E si cade in errore, o quanto meno può succedere se non si fanno tutti gli esami strumentali specifici come la PET. 

La Tomografia ad emissione di positroni, abbreviando PET, infatti è una metodica diagnostica che, in risposta a un preciso quesito clinico, può offrire con estrema precisione informazioni su patologie di organi o tessuti del corpo e riesce a indirizzare in modo preciso, sicuro, in una parola, scientifico lo specialista sulla strada da intraprendere. Nessun dubbio: o è Alzheimer o Demenza vascolare. Avevate mai sentito parlarne?

Ecco, lo sottolineiamo oggi proprio nella giornata mondiale dell’Alzheimer, forse un po’ in controtendenza, per ricordare che l’Alzheimer è sì tristemente diffuso, ce lo dicono i numeri e purtroppo lo confermano i pronostici, ma non c’è soltanto Alzheimer.
E lo sottolineiamo, di nuovo, perché fa la differenza, una bella differenza! Non soltanto nel trattamento, che ovviamente è diverso nel caso di Alzheimer o di demenza vascolare, ma anche nella prognosi: se per l’Alzheimer non è molto rassicurante, la prognosi per la demenza vascolare può essere anche reversibile, a seconda dall’entità del danno e dalla tempestività con cui si attivano i percorsi riabilitativi. Quelli corretti, per l’appunto.

L’obiettivo della scienza non è quello di fermare il tempo (per carità!) ma se esiste un esame che permette di fare la giusta diagnosi quello sì che si può fare.
Individuare il trattamento corretto, impostare il piano riabilitativo migliore, alleviare il più possibile le sofferenze fisiche e morali. Tanto si deve. 

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Istituto San Celestino®

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